Un provvedimento dietro l'altro, un episodio dietro l'altro hanno ormai inaugurato una autentica catena che lega la scuola pubblica e la inchioda a condizioni sempre peggiori, riducendola ad un servizio secondario. Se non ultimo. Sicuramente non è in cima ai pensieri di questo governo e tanto meno in quelli del Ministro della Istruzione, di cui ormai è certificata la inesistenza. Desaparecido, disperso, o ininfluente: non si sa. Ogni tanto appare per mettere la propria firma su decisioni prese da altri. Nulla più.
Da tre anni, fino ai provvedimenti urgenti di questa sera, venerdì 12 agosto 2011, il loro imperativo è sempre il medesimo: eseguire tagli lineari, ovvero identici per tutti i servizi di notevole peso sociale, per fare cassa.
E' una sorta di imparziale mannaia, che il ministro dei tributi maneggia con piacere evidente e che assomiglia molto al letto di un mitico bandito, un greco, tale Procuste. Costui si era appostato in un punto di transito obbligato ed ospitava i passanti: se i malcapitati erano più lunghi del letto, ne tagliava le parti eccedenti; se invece erano più corti li tirava a forza fino a farli coincidere con la misura giusta. La sorte di quelli che accettavano la sua ospitalità era comunque segnata.
In una crisi sempre più grave e irreversibile ed in una situazione drammatica, come la presente, provvedimenti urgenti sono (erano!) indispensabili, ma perché i tagli devono essere lineari? In particolare per servizi come la salute e la scuola?
Se lo chiedono tutte le Scuole e tutti i Comuni dell'ambito che fa capo a Sacile, come si è visto nella riunione di aprile.
Lo chiedono in questi giorni i Genitori del Consiglio di Istituto delle scuole di Caneva e Polcenigo, che hanno rivolto un appello ai rappresentanti politici e istituzionali, nazionali e locali.
Concordiamo perfettamente con loro ed aggiungiamo che la logica dei tagli lineari è perversa e scorretta. Sotto la intenzione dei provvedimenti uguali per tutti giace un principio che rifiutiamo, semplicemente perché equivale a far parti uguali tra diseguali.
Si tratta di falsa eguaglianza e quindi si produce somma ingiustizia.
Argomentiamo.
Se si toglie una unità a chi ha dieci e se si toglie la stessa unità a chi ha cento, la condizione finale non è la medesima. Al primo resteranno nove parti; al secondo novantanove. Dov'è la eguaglianza fondante, che la Costituzione ordina di perseguire?.
I provvedimenti presi contro la scuola in modo lineare aumentano quindi le disuguaglianze ed impoveriscono le nostre comunità.
L'opposto di quello che sta inciso nella Costituzione repubblicana e il contrario dell'interesse collettivo: una comunità vive perché offre al maggior numero possibile delle giovani generazioni, quindi a tutti, le medesime possibilità di educazione, formazione, riuscita. Con serietà e rigore, ma a tutti. Offrire delle possibilità solo a pochi che se lo possono permettere è una odiosa discriminazione ed un suicidio per l'Italia. Non bastano le migliaia di giovani, preparati in modo eccellente, che si sono rifugiati all'estero? Una volta si emigrava per fame, ora perché il merito autentico non viene riconosciuto.
E' una tendenza che va invertita.
Ora.
Esprimiamo il nostro stupore per dover affermare dei principi e delle convinzioni che dovrebbero essere patrimonio comune. Così non è, evidentemente, e quindi questa diventa la nuova frontiera della scuola, per cui vale la pena battersi. Qualcuno ha smarrito lo ben dell'intelletto (Dante).
Va ricondotto sulla giusta via.
Vedremo come risponderanno deputati e politici interpellati dai Genitori di Caneva e Polcenigo, ma anche di Pordenone e del Friuli.
E se Caneva e Polcenigo esprimono il loro "Basta tagli a scuola", Sacile, certo, non è da meno. Lo si è visto sulle questioni dell'organico delle scuole primarie di Sacile, problema più volte segnalato dal Dirigente Scolastico. Lo si è constatato quando è emerso che la Scuola Media di Stato avrebbe perso autonomia di bilancio e dirigente proprio per una questione di poche decine di iscritti...
Tutto per una questione di numeri. Numeri imposti da una legge finanziaria dello Stato, approvata solo qualche settimana fa e solennemente proclamata come 'risolutiva e definitiva'. Già.
Comunque chiediamo: allieve ed allievi sono solo numeri o sono persone? E' vera la seconda, visto che si tratta dei nostri figli. Se sono persone, ovvero il nostro presente e il nostro futuro, meritano da noi adulti il massimo di attenzione e di controllo dei processi di educazione e di formazione.
Vogliamo essere chiari: noi non facciamo il tifo per questa o quella persona, o contro una singola decisione dell'Ufficio Scolastico regionale. Sarebbe deviante ed anche scorretto.
Puntiamo l'indice sulla logica ministeriale di quei politici, deputati nazionali e consiglieri regionali, e di quei sindaci che ritengono normale quanto segue: aumentare il numero di allievi per classe; diminuire i posti in organico di insegnanti, operatori e personale amministrativo; diminuire le ore a disposizione per gli allievi disabili; contrarre il tempo pieno; lasciare l'edilizia scolastica al degrado; nominare un dirigente solo se gli iscritti superano il numero di 500 ed affiancargli un vicario solo se un comparto scolastico ha almeno 55 classi.
Provate ad immaginare istituti dislocati su aree diverse e lontane. Con un numero di allievi, tutti minori, che supera il migliaio.
Chi vede? Chi controlla? Chi coordina ed indirizza? Con chi si può parlare di didattica, di formazione, di progetti? Gli stessi insegnanti non potranno cooperare in modo adeguato.
Le stesse Amministrazioni Comunali, che saranno duramente penalizzate dagli ulteriori tagli decisi oggi, 12 agosto, si troveranno impotenti a far fronte ad una autentica emergenza sociale. Peraltro imposta dall'alto e dall'esterno, improvvisata e contraddittoria, quindi del tutto negativa.
Ci sembra di aver visto già qualcosa di simile e ve lo segnaliamo: è il regio decreto del 1928 che stabiliva – tra tante cose in stile ducesco - il maestro unico, che poteva avere fino a 50 allievi per classe. A parte il tetto di allievi (oggi non si arriva a tanto!) è singolare che le intenzioni e il linguaggio adoperato dall'attuale normativa, che vorrebbe istituire di nuovo il maestro unico alle Scuole Elementari, siano i medesimi usati dal regime fascista.
Smemoratezza, incompetenza o … segrete e inconsce affinità?
La scuola è un punto fondante della res publica italiana, esattamente come lo è per i membri della Comunità Europea: va tradotto in azione e battaglia culturale, prima ancora che politica.
Qui ed ora.
Per le nostre comunità è il momento di individuare questa nuova (antica) frontiera come un obiettivo prioritario e comune.
Al di là delle singole convinzioni politiche o di altra natura.
In questo senso ci aspettiamo che i Consiglieri e la Giunta della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia si assumano con chiarezza le proprie responsabilità, a cominciare dal trasferimento di risorse cospicue dall'ambito dei privilegi di cui molti godono … proprio alla scuola.
Al riguardo rammentiamo come esista una apposita proposta di legge di Libertà Civica, che mira a diminuire i privilegi e trasferire risorse ai comparti decisivi della nostra comunità regionale.
La scuola forse non lo è?
Redazione a cura del Coordinatore Renzo Mulato